Introduzione: l’importanza dei criteri ESG nell’ufficio acquisti
Con l’integrazione dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance) nei processi aziendali, l’ufficio acquisti si trova oggi al centro di una trasformazione cruciale. L’adozione di pratiche sostenibili non riguarda più solo gli investimenti o le strategie generali dell’impresa, ma entra direttamente nelle scelte operative quotidiane. L’ufficio acquisti, storicamente orientato alla selezione dei fornitori sulla base del prezzo e della qualità, deve ora considerare anche l’impatto ambientale e sociale delle scelte di approvvigionamento. Questo implica una stretta collaborazione con altri dipartimenti aziendali e una visione a lungo termine che tenga conto delle ripercussioni su tutta la supply chain.
Integrare i criteri ESG significa valutare i fornitori non solo per la loro capacità di fornire beni e servizi di qualità a costi competitivi, ma anche per il loro impegno nella sostenibilità ambientale, nella responsabilità sociale e nelle pratiche di buona governance. Questo approccio olistico può contribuire a mitigare i rischi reputazionali, legali e operativi, oltre a creare valore aggiunto attraverso l’innovazione e l’efficienza.
Il ruolo della tesoreria nella sostenibilità della supply chain
La tesoreria aziendale svolge un ruolo fondamentale nella promozione della sostenibilità lungo la supply chain. Gestisce i flussi finanziari e le politiche di pagamento, influenzando direttamente la stabilità economica dei fornitori, in particolare delle piccole e medie imprese (PMI). La tesoreria può implementare politiche di pagamento etiche e responsabili, garantendo termini di pagamento equi e puntuali. Questo non solo aiuta a mantenere relazioni solide con i fornitori, ma contribuisce anche a sostenere la loro capacità di investire in pratiche sostenibili.
Collaborando strettamente con l’ufficio acquisti, la tesoreria può sviluppare strategie finanziarie che incentivino comportamenti sostenibili lungo la filiera. Ad esempio, può offrire condizioni di pagamento più favorevoli ai fornitori che dimostrano un forte impegno nei confronti dei criteri ESG, creando così un sistema di incentivi che promuove la sostenibilità a tutti i livelli della supply chain.
La supply chain finance come strumento per supportare i fornitori
La supply chain finance è un insieme di soluzioni finanziarie che ottimizzano i flussi di cassa lungo la catena di approvvigionamento, beneficiando sia gli acquirenti che i fornitori. Attraverso strumenti come il reverse factoring, le aziende possono anticipare i pagamenti ai fornitori, migliorando la loro liquidità senza compromettere il proprio capitale circolante.
Questo è particolarmente importante per le PMI, che spesso affrontano difficoltà di accesso al credito. Supportando finanziariamente i fornitori, le aziende possono favorire l’adozione di pratiche sostenibili, poiché i fornitori avranno maggiori risorse per investire in certificazioni, tecnologie verdi e formazione. La supply chain finance diventa quindi un elemento chiave per integrare i criteri ESG nella filiera, facilitando la transizione sostenibile e rafforzando le relazioni commerciali.
Le PMI e la richiesta di dati ESG: sfide e opportunità
Le PMI si trovano sempre più spesso a dover fornire dati ESG per diverse ragioni:
- Assessment e rating ESG da clienti B2B e banche: le grandi aziende e le istituzioni finanziarie richiedono valutazioni ESG per valutare i rischi e le opportunità legate ai partner commerciali.
- Standard dell’EFRAG e CSRD: con l’introduzione dei nuovi standard di rendicontazione sostenibile da parte dell’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), le grandi imprese sono obbligate a chiedere dati ESG alla propria catena del valore per i bilanci di sostenibilità.
- Certificazioni: standard come ISO 9001, SMETA o SA8000 richiedono che i fornitori si adeguino a determinati requisiti di qualità, etica e responsabilità sociale.
- Contratti commerciali: sempre più contratti di filiera includono clausole di compliance ESG, obbligando i fornitori a rispettare specifiche normative e standard.
- Calcolo delle emissioni Scope 3: le aziende devono rendicontare le emissioni indirette legate alla catena del valore, necessitando quindi di dati dai fornitori.
- Nuove normative e due diligence: regolamenti come l’EUDR (EU Deforestation Regulation) e il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) richiedono alle aziende di effettuare controlli lungo la filiera.Attualmente, la richiesta di dati ESG può apparire disordinata e frammentata, causando difficoltà alle PMI. Tuttavia, col tempo, si prevede che emergerà maggiore ordine e standardizzazione. Le PMI possono cogliere l’opportunità per migliorare le proprie pratiche, aumentare la competitività e accedere a nuovi mercati e finanziamenti sostenibili.
Normative e standard emergenti: EFRAG, CSRD, CSDDD e altro
Le normative europee stanno accelerando la transizione sostenibile, imponendo alle aziende obblighi di rendicontazione e due diligence:
- EFRAG e CSRD: l’EFRAG ha sviluppando gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che definiscono i requisiti per la rendicontazione di sostenibilità. La CSRD estende l’obbligo di rendicontazione a un maggior numero di aziende, includendo informazioni sulla catena del valore.
- CSDDD: la proposta di Corporate Sustainability Due Diligence Directive richiede alle aziende di effettuare due diligence in materia di diritti umani e ambiente lungo la filiera, coinvolgendo e validando i fornitori.
- EUDR e CBAM: regolamenti come l’EUDR e il CBAM impongono controlli sulle importazioni in base a criteri ambientali, richiedendo alle aziende di presidiare la filiera per evitare rischi di non conformità.Queste normative spingono le aziende a coinvolgere attivamente i fornitori, validando le loro pratiche e presidiando la filiera per garantire la compliance. L’ufficio acquisti deve quindi adottare processi di selezione e monitoraggio più rigorosi, collaborando strettamente con i fornitori per assicurare l’adeguamento agli standard richiesti.
Coinvolgimento e validazione dei fornitori: dalla due diligence alla compliance
Per gestire efficacemente i rischi ESG nella filiera, le aziende devono:
- Validare i fornitori attraverso processi di due diligence, verificando il rispetto di standard ambientali e sociali.
- Coinvolgere i fornitori in programmi di miglioramento continuo, offrendo supporto tecnico e formazione.
- Presidiare la filiera monitorando costantemente le performance dei fornitori e instaurando relazioni di lungo termine basate sulla fiducia e la trasparenza.Questo approccio collaborativo consente di costruire una filiera più sostenibile e resiliente, mitigando i rischi legati a non conformità e migliorando la reputazione aziendale. L’ufficio acquisti, in sinergia con la tesoreria e altri dipartimenti, può sviluppare politiche e strumenti per facilitare questo processo, come codici di condotta, audit periodici e sistemi di reporting condivisi.
Conclusione: un approccio integrato per una filiera sostenibile e resiliente
L’integrazione dei criteri ESG nell’ufficio acquisti rappresenta una sfida operativa e strategica che richiede un cambiamento di mentalità e di approccio. Non si tratta solo di soddisfare requisiti normativi, ma di vedere nella sostenibilità un’opportunità per migliorare la resilienza e la competitività della filiera. Attraverso il coinvolgimento attivo dei fornitori, l’utilizzo di strumenti finanziari come la supply chain finance e una stretta collaborazione tra ufficio acquisti e tesoreria, le aziende possono guidare la transizione verso una gestione responsabile.Un approccio etico e collaborativo permette di creare valore condiviso per tutti gli attori coinvolti, rafforzando le relazioni commerciali e contribuendo alla costruzione di una società più sostenibile. I criteri ESG, se ben integrati e gestiti con responsabilità, possono diventare una leva strategica per il successo aziendale e per la creazione di una filiera che sia non solo efficiente, ma anche etica e rispettosa dell’ambiente.